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Federica D’Angeli

EDIZIONE
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INTERVISTATO
Federica
D’Angeli
RUOLO
Visual Communications Designer Art
AZIENDA
Intervista

Truth Well Told, la verità ben raccontata, e molto altro…

Oggi una comunicazione diretta e veritiera, in qualche modo etica, è la chiave per recuperare e valorizzare le radici del brand? – Parlando di “verità ben raccontata” come si può attualizzare questa frase in un contesto delicato quale il green washing e ritorno d’immagine?

La valorizzazione del brand, in questo momento storico considerato da un po’ di tempo a questa parte la componente fondamentale per dare una visione a 360° di quello che l’azienda stessa sostiene, sia con il suo personale innovativo che con le novità e servizi che mette a disposizione per una vasta gamma di clienti a cui si propone, è considerato un dato fondamentale per rimanere competitivi in un mercato oramai globale, internazionale.

A tal proposito, può e deve essere competitiva un’azienda facendosi conoscere, ma soprattutto innovandosi e cercando con i propri servizi di Communications Marketing con un Market to Market Planner sempre aggiornato, rimanere al passo con i tempi rispondendo così, ad una fruizione continua di servizi con segmenti aggiuntivi, e ad una relativa sana competitività.

Non tutte le aziende, di questi tempi sono però favorevoli e pronte ad un’innovazione sociale, comunicativa e sostenibile con rinnovamento d’immagine. Sia dal punto di vista estetico che funzionale, ma ciò non toglie che la propria competitività vuole essere sempre un sostegno ed impiego fruibile ed innovativo rispetto alle novità proposte da un mercato sempre in crescita.

Anche e soprattutto percepibili e fruibili da altre realtà. Soprattutto se dal punto di vista delle novità e degli imminenti cambiamenti, ad oggi, ci sia in concomitanza uno studio o eventuali incentivi da sfruttare, che possano essere il trampolino di lancio per coordinare un’innovazione in campo comunicativo, sia verbale che non, e soprattutto estetico, quindi fornire una nuova visione di immagine rivisitata – con un re-branding – accattivante, in un processo di cambiamento considerato “strategico”.

Attinente a questo argomento, in concomitanza al cambiamento e alle novità che un’azienda può proporre e deve attuare, subentrano forti stimoli che alimentano la continuità e sviluppo tecnologico, facendo apparire la sua personalità sempre al passo con i tempi e con l’innovazione, che avanza in modo contiguo.

Anche agli occhi di un vasto e diversificato parterre di Stackholder o semplici curiosi che amano tenersi aggiornati rispetto alle novità proposte dal mercato. Valorizzare un brand, metterebbe alla luce molte delle innovazioni che si stanno sviluppando intorno ad un contesto comunicativo, di marketing in relazione a determinati cambiamenti ..

Ecco che entra in gioco, e si deve parlare prendendo spunto dal fenomeno del così detto di Green Washing. Una nuova trovata strategica, di sostenibilità circolare è definita così, considerato un fenomeno nuovo nato sin dagli albori degli anni 90 negli Stati Uniti d’America, relativo ad azioni in ambito eco-sostenibili e di Marketing aziendale.

Valorizzare il proprio brand ed innovare in campo di sostenibilità ed etica, apportando così meno sprechi e consumi in ambito sia tecnologico che di materiali con minor consumo effettivo di prodotti, potrebbe far sì che possa esserci una consapevolezza diversa da parte delle stesse, rispetto alle tendenze del momento per cui talune realtà e aziende si stanno affidando.

Abbracciandone l’etica e il concetto. Perché allora pensare di re inventarsi, apportando nella Brand Images una necessità associata al continuo mutare degli eventi, sviluppando un’immagine che possa essere un chiaro segnale, di comprensione simbolica e duratura rispetto ai tempi che si rigenerano?

Sembra abbastanza chiaro che un’azienda prima di re-inventarsi o di procedere a uno studio continuativo della propria immagine debba essere consapevole delle possibilità che può offrire e di servizi aggiuntivi che potrebbe proporre, sfruttando altresì a suo vantaggio una nuova modalità espressiva, e visuale.

Prendere in considerazione di rivolgersi ad uno specifico pubblico e a nuovo target, imporsi nella continuità di sviluppo ed essere sempre considerata reattiva e propositiva a tutto quello che il mercato richiede, ma soprattutto non perdere mai la coerenza tra l’identità aziendale rispetto alla richiesta e l’innovazione del mercato, è un dato fondamentale.

Questo favorirebbe la sua posizione in merito e conferirebbe risvolti e sviluppi, percepibili dall’esterno e tangibili all’interno della propria realtà. Nascondersi dietro, temi come la sostenibilità e il concetto etico di produzione sostenibile sarebbe solo un male, per loro stesse, provocherebbero l’interruzione di sviluppo sociale e produttivo contribuendo a divulgare un messaggio negativo e mal interpretato ad un pubblico che ha necessità d’innovazione, non meno la totalità di dati nei risultati che ne trarrebbero.

A conclusione ci sarebbe un beneficio sotto stimato di soluzioni, con una produzione inappropriata, riconducibile ad un’immagine che anche se rivisitata, sarebbe aleatoria. Ovviamente non meno, senza un’attuabile e concreta innovazione ci sarebbe una scarsa visibilità del brand, quindi a questo punto se un’azienda abbraccia l’idea e sostiene la circolarità produttiva – dovrà anche tramite il Brand Identity stesso, dare sicurezza al consumatore e affermare la propria importanza sul mercato mondiale, e internazionale.

Riuscirà la mente dello stratega della comunicazione, a rimanere centrale nel nuovo corso di comunicazione? – Quanto è importante nel campo della comunicazione, una figura che sia in grado di avere uno sguardo su una totalità del processo di creazione di un progetto? Quanto potrà essere d’impatto e d’importanza sostanziale la figura di un Creative Supervisor?

L’importanza innovativa in questo caso come anche il fulcro del discorso, si incentra su determinati punti di riferimento che sono contestualizzabili allo sviluppo produttivo e aziendale in taluni momenti e situazioni. In tal caso possono essere anche variegati e svariati.

Stare al passo con i tempi, con le trasformazioni progettuali che stanno avvenendo, è compito arduo per coloro che fanno sì che ciò possa avvenire in maniera fruibile e comprensibile da tutti coloro che ne sono affascinati e coinvolti. La presenza di un coordinatore o un addetto allo sviluppo di supporti nei tempi e date prestabilite, fa sì che la coordinazione e l’effettiva messa a punto, possa rendere l’operatività attuabile, fruibile e tangibile in vari contesti produttivi.

Senza tralasciare la comunicazione e l’impatto sociale positivo che ne andrebbero a trarre sia i collaboratori, che progettisti all’interno di un Team Work. Coloro che possiedono doti, quali gestione del tempo e dello spazio ma soprattutto di risorse umane e tecnologiche possono essere delle figure che se investite di incarichi speciali potrebbero essere il movimento e renderebbero l’operatività fruibile, rendendo taluni progetti tangibili e concreti, siti all’interno di contesti attuabili in vari ambiti o semplicemente, adattabili in altri contesti adeguati.

L’importanza sostanziale è rendere consapevoli tutti coloro che sono coinvolti all’interno dello sviluppo progettuale sia in ambito di contenuti che di materia, trasformata in design con sviluppi tangibili. Colui che apportando linee creative, testi e descrizioni potrebbe essere una forte e sana guida in un determinato contesto operativo, rimanendo sempre presente, all’interno dell’ambito di riferimento. Sarebbe definito come la figura cardine e coordinatore creativo con assodate, e complete competenze comunicative sociali con pragmatiche intuizioni.

Colui che potrebbe essere il punto di riferimento per la buona riuscita ed effettiva attuabilità di un progetto, in questo caso di re-Branding, è solo colui che consapevole dei mutamenti in atto rimane sempre centrato all’interno del contesto di sviluppo senza né perdere il focus produttivo, né l’anima imprenditoriale che lo contraddistingue. Insomma, la strategia in ambito tecnologico è il risultato di una preparazione adeguata senza lasciar da parte un pizzico di creatività, che con il tempo sarebbe punto sostanziale e decisionale, favorendo così i punti di forza aziendali.

È possibile riflettere sul metodo in cui le agenzie potrebbero sfruttare questi strumenti creativamente? Riusciremo mai a trovare un punto d’ incontro e imparare ad utilizzare in maniera sostenibile l’AI?

Le agenzie, piccole o grandi che siano potrebbero essere in grado di sfruttare tutte le componenti principali e tecnologiche a loro favore, senza tralasciare però le competenze e la fruizione che ne trarrebbero con positivi risvolti collaborativi, di servizi rispetto ad una vasta clientela.

La tecnologia e i fattori produttivi sono alla base di un concetto di sviluppo che per nulla si dovrà arrestare davanti ai futuri cambiamenti. Pur rimanendo e mantenendosi concretamente aggiornati e sempre al passo con i tempi, dovranno pianificare un corretto flusso, e fruizione di utilizzi produttivi relativamente a quello che si intende sviluppare con il reale beneficio che ne possono tranne.

Mentre per le aziende, che siano anch’esse piccole o medie imprese (PIM), sarebbero secondo aspettative e canoni decisionali considerate competitive, molto più propense ad accogliere cambiamenti in ambiti tecnologici di Block Chain, favorendo così lo sviluppo produttivo e tecnologico concordato e gestito anche da Intelligence Artificial (AI). In quest’era, in cui sembra che la figura umana sia messa completamente da parte o che debba per forza trovarsi davanti ad una scelta, in diversi ambiti lavorativi ma soprattutto progettuali, si ha quasi la percezione che a breve non appena trovata la chiave di programmazione, possa essere dato tutto in mano a umanoidi, robotici coordinati da una AI – in remoto – collegati ad un parterre di blocchi tecnologici che ne supervisionano il controllo.

Sarà mai questo il futuro che ci aspetta? L’uomo ha da sempre il diritto di comprendere ciò di cui si parla e cosa realmente il mondo ingegneristico e progettuale, con i suoi tecnicismi, vuole attuare. Ma questo, non dovrà mai svantaggiare, né tanto meno spaventare in un percorso industriale e di sviluppo, sarà invece l’unico modo per coinvolgerlo e renderlo partecipe, all’interno dei così detti flussi integrativi tecnologici, con soluzioni apportate e realmente correlate da tecnicismi concreti.

L’Uomo – È solo colui che, stando all’interno dello sviluppo tecnologico e del cambiamento in atto, può apportare un deciso miglioramento, anche contribuendo nel quotidiano, con piccoli gesti relativamente contestualizzati – può e deve fruirne dei mutamenti tecnologici in atto, con intelligenza, parsimonia a suo favore, per propria necessità così avvantaggiandosene, senza precorrere i tempi e cercando di trarne un beneficio, intellettuale e positivo.

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