Antonino Valvo
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Antonino Valvo

EDIZIONE
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INTERVISTATO
Antonino
Valvo
RUOLO
Regista, Head of Communication, Developer Producer
AZIENDA
AIR3 Associazione Italiana Registi
Intervista

INTUIZIONE
L’intuito è spesso definito come la capacità di vedere possibilità e connessioni invisibili. Che ruolo ha avuto nella tua carriera?
Ho un profilo molto variegato: non mi limito a fare il regista, ma cerco di costruire ponti tra ambiti professionali, tra persone, tra idee che inizialmente possono sembrare distanti. In questo tipo di percorso, l’intuito è sempre stato un alleato essenziale. Mi ha guidato ogni volta che ho percepito che una direzione, una collaborazione o una scelta potevano portare a qualcosa di significativo. A volte si traduce in un guadagno economico immediato, ma molto più spesso ha a che fare con un guadagno che matura nel tempo: una crescita, una connessione, una visione che si realizza anni dopo.
L’intuito, per me, è come piantare un seme piccolo e crederci abbastanza da aspettare che germogli, anche se il terreno all’inizio sembra arido. Serve fiducia, ascolto e una certa ostinazione creativa.

RISCHIO
L’intuito porta con sé anche una componente di rischio. Che rapporto hai con l’idea di rischio nei tuoi progetti?
Non sono una persona a cui piace rischiare per il gusto di farlo. Tendo a muovermi sul crinale tra visione e concretezza. Il rischio, se ben calcolato, è la leva che ti permette di andare oltre il già visto, purché sia supportato da una strategia. Ho imparato — soprattutto nei contesti produttivi — a distinguere il rischio dall’improvvisazione: ogni salto richiede preparazione, studio, capacità di leggere il contesto.
Ho rischiato quando ho deciso di lavorare con tecnologie complesse come la virtual production, e ancora di più quando ho scelto di investire energie e risorse in progetti personali e autoriali, senza alcuna garanzia di ritorno immediato. Ma se riesci a costruire una traiettoria solida intorno al rischio, allora quel margine di incertezza diventa lo spazio in cui puoi davvero distinguerti, e magari contribuire a tracciare nuove direzioni.

ASCOLTO
Che ruolo ha l’ascolto nel tuo modo di lavorare, sia in ambito creativo che strategico?
Ascoltare è il mio primo atto creativo. È da lì che parte tutto: dall’ascolto di un cliente, di un pubblico, di un team. Ma anche — e forse prima ancora — da un ascolto interiore: delle mie intuizioni, delle paure, delle idee ancora in forma embrionale.
Non è sempre facile restare in ascolto, soprattutto quando — come nel mio caso — si ha il desiderio profondo di dare forma a una visione. È una lotta continua tra l’istinto a esprimersi e la disciplina di accogliere. Ma credo che ascoltare sia uno sport: ci si allena, si migliora nel tempo, e più ci si afferma professionalmente, più si affina la capacità di ascolto, anche quella più sottile.
Quando scrivo o dirigo, porto con me tutto ciò che ho ascoltato: lo trasformo in ritmo, in immagini, in parola. Perché l’ascolto non è solo passività, è una forma attiva di costruzione.

INNOVAZIONE E LINGUAGGI
Come vedi l’evoluzione del linguaggio audiovisivo e il rapporto con il pubblico?
Da quando ho iniziato a lavorare, ho attraversato più di una rivoluzione. Prima è arrivata quella del digitale, poi dei social media, successivamente la virtual production, e ora ci troviamo probabilmente di fronte alla più grande trasformazione: quella dell’intelligenza artificiale.
Il pubblico vive queste rivoluzioni spesso in modo passivo, frastornato, senza strumenti per decodificarle a fondo. Tocca a noi, che lavoriamo nella comunicazione, prenderci la responsabilità di non assecondare la deriva di uno standard tecnologico impersonale, ma di rimettere al centro l’umano e la sua complessità.
L’innovazione non deve servire a replicare quello che è già stato visto, ma ad aprire spazi nuovi, a sperimentare forme che parlino davvero al presente, senza rinunciare alla profondità. Il nostro compito è creare qualcosa che lasci un segno, non solo un’impressione.

TAGLINE FINALE
“L’innovazione non è il fine, è il linguaggio attraverso cui dare forma all’umano.”

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