Cinzia Giovani
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Cinzia Giovani

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INTERVISTATO
Cinzia
Giovani
RUOLO
Head of Communications & Marketing
AZIENDA
Open Comunicazione
Intervista

INTUITO

L’intuito è il mio radar invisibile. In mezzo a un brainstorming affollato, in una call che sembra non portarci da nessuna parte, è quella vibrazione sottile che mi fa dire: “Aspetta, qui c’è qualcosa”.

È un lampo, non una strategia. Eppure, spesso guida proprio le scelte strategiche più efficaci.

Lo rispetto molto, l’intuito. Non lo romanticizzo, lo ascolto. Perché non arriva mai per caso: nasce da anni di osservazione, ascolto, studio e contaminazione. È come se il cervello e il cuore firmassero insieme un’idea.

A volte mi ha portata in territori non battuti, fuori dalla comfort zone, e lì ho trovato i progetti più belli. Altre volte mi ha fatto sbagliare, sì. Ma anche lì, qualcosa di importante è nato.

 

RISCHIO

Il rischio, per chi lavora nella comunicazione, non è un’eventualità: è la regola del gioco.

In Open Comunicazione cerchiamo sempre di scegliere un tono inusuale, un visual che rompe gli schemi, una campagna che tocca corde profonde… scegliendo, così, di esporci ogni giorno.

Ma il rischio più grande? Fare quello che funziona sempre. Restare nel territorio rassicurante dell’ovvio, mentre là fuori il mondo cambia.

A me il rischio piace, ma solo quando è consapevole. Prendere un rischio senza comprenderne le conseguenze è azzardo, non coraggio. Il vero rischio professionale è quello che si prende con lucidità, con un team che ti supporta, con dati e visione.

E quando va bene, ti cambia tutto. E quando va male… beh, impari velocemente.

 

ASCOLTO

L’ascolto è il superpotere meno celebrato nella comunicazione.

Sembra banale dire che ascoltare è importante, ma pochi lo fanno davvero. Per me l’ascolto è un atto attivo, faticoso, profondo. È stare zitta quando vorrei dire la mia. È capire cosa c’è dietro una richiesta di un cliente. È sentire le vibrazioni di un team stanco, o percepire che una strategia non convince davvero chi dovrebbe portarla avanti.

Nei progetti migliori che ho seguito, l’ascolto ha sempre avuto un ruolo centrale. Perché solo ascoltando davvero – le persone, i contesti, i segnali deboli – puoi generare comunicazione che non sia solo bella, ma vera.

E in un mondo che corre, ascoltare è già un atto rivoluzionario.

 

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