Gabriele Ricci

Intuizione, rischio e ascolto

Spiegare logicamente il concetto di intuizione è non solo possibile, ma utile. L’intuito, nel mio modo di vedere, è il risultato di un equilibrio tra strategia e capacità di risolvere problemi in modo efficace.

Per strategia intendo la capacità di prevedere scenari futuri e orientare le nostre decisioni in base a essi. Tuttavia, per prendere decisioni sensate, occorre innanzitutto individuare con precisione il problema da risolvere, e poi valutare le soluzioni più efficaci a disposizione. L’intuizione, quindi, non è magia: è la manifestazione di un sistema decisionale rodato, affinato da esperienza e consapevolezza.

Quando diciamo che ci affidiamo all’intuito, in realtà stiamo mettendo in atto un processo che, pur essendo rapido e apparentemente spontaneo, si basa su un’elaborazione profonda e implicita di informazioni.

Questa dinamica è cruciale anche nel lavoro. Ogni scelta che compiamo, ogni direzione che suggeriamo a un cliente, comporta una componente di rischio. Il rischio, però, non è per forza negativo: può rappresentare un’opportunità, purché sia valutato e bilanciato attraverso una visione lucida degli obiettivi e dei possibili esiti.

Avere un metodo per identificare i problemi, immaginare gli output e calibrare le nostre scelte in base a scenari realistici ci permette di affrontare l’incertezza con maggiore lucidità. Il rischio, a quel punto, diventa una leva e non un salto nel vuoto.

In un contesto dove i brand aspirano a una relazione autentica con le persone, il valore dell’ascolto diventa centrale. Per rafforzare il legame con l’audience, possiamo incoraggiare i brand a chiedere attivamente feedback e a dimostrare di saperli accogliere e integrare.

L’ascolto attivo non è solo uno strumento di engagement, ma un modo per costruire percorsi evolutivi basati sulle esigenze reali del pubblico. In questo modo, il brand guadagna in credibilità, avvicinandosi sempre di più alle persone e creando valore condiviso.