mmad eu è un agenzia creativa diffusa che scrive strategia e pubblicità per il posizionamento e l’attenzione, la sede principale è accanto all’Accademia della Crusca, a Firenze.
Quanto conta l’intuizione nel processo creativo?
Se dovessi dire cos’è l’intuizione per noi, ti direi un elemento insostituibile. La buona pubblicità vende prodotti, saper intuire (per ogni pubblicitario che ho conosciuto è così) credo sia un asset imprescindibile. Dal 2000 a oggi mmad si è evoluta fino a trasformarsi in una struttura diffusa che coltiva talenti. Una crescita alimentata da una roba che potremmo definire vocazione all’entusiasmo, una spinta interiore che ha consentito all’agenzia di stringere un rapporto autentico con le velleità dei clienti, sviluppando nel tempo un’acuta capacità di anticipazione. Non semplice previsione, ma una forma di intuizione coltivata, affinata giorno dopo giorno attraverso l’esperienza e l’osservazione attenta del mercato.
È proprio questa sensibilità anticipatoria che accompagna il nostro processo creativo: la capacità di guardare oltre, di scorgere messaggi efficaci anche prima che le tendenze si manifestino pienamente. Non si tratta di fiutare il vento, ma di comprendere le variabili dinamiche più dinoccolate, decifrare i comportamenti, intuire ciò che risuonerà nel pubblico. La celebre affermazione di Lee Clow secondo cui il (suo) talento risiede anche nella capacità intuitiva di leggere i cambiamenti si sposa perfettamente con l’approccio che abbiamo saputo praticare.
E del rischio, che mi dici, come lo affronti?
Che ti dico, come tutti, si fanno piani pur sapendo che i rischi esistono. Perché una buona strategia non elimina l’incertezza, però indica una direzione, traccia delle traiettorie, definisce il cammino. Pianificare – quando lo si fa con rigore, studio e postura – significa anticipare tendenze e bisogni, offrendo un argine al caos e una bussola nei momenti di smarrimento. Quindi, potrei dire, non si può contrastare il rischio, però prevederlo è astuzia. Senza il piano, del resto, è solo “tattica senza strategia, non è che il rumore che precede la sconfitta.”
Le strategie che coltiviamo con colleghi e collaboratori accolgono il rischio con sensibilità, competenza ed empatia: tre parole che non sono slogan, ma strumenti per leggere la complessità e restituirle un ordine possibile. Consideriamo il rischio come un telaio per la pianificazione: una mappa per attraversare le tempeste mantenendo il controllo, verso le intenzioni della committenza.
Quindi l’ascolto è importante, lo valorizzi?
Tutto comincia dall’ascolto. Non dico quello che praticano tutti, eh. Quell’ascolto dei trend, e l’ascolto delle persone decantato dai brand, e l’ascolto che tutti ti dicono che devi fare perché altrimenti… No, io penso proprio all’ascolto che noi vogliamo (e avremmo l’obbligo di) fare per essere efficaci – noi pubblicitari. Perché vendere attenzione è un mestiere ostico, immersi come siamo nell’onusto coacervo di voci. Non entro in gineprai sulla qualità di certe voci, o sulla loro capacità di pressione, perché davvero siamo lontani dalla dimensione della nostra committenza – lascio il dibattito ad altri più bravi. Invece intendo parlare proprio dell’ascolto dei committenti. Noi vogliamo, dobbiamo, speriamo di saper ascoltare i nostri clienti. È questo che valorizziamo, i loro desiderata, gli obiettivi. Perché non c’è strategia senza comprensione profonda dell’identità di chi si ha di fronte. L’ascolto dei mercati è scontato. L’ascolto del risultato atteso lo è paradossalmente meno. Questo ascolto è ciò che permette di cogliere i bisogni reali del cliente e con essi certe dinamiche dei mercati che le ricerche non sempre sanno più individuare. Senza ascolto, senza comprensione, la strategia perde la mira. E senza direzione, il rischio non si governa: si subisce. E se subiamo, non possiamo essere lucidi per l’intuizione.