L’intuizione, sebbene spesso percepita come una “sensazione istintiva” o una comprensione immediata senza ragionamento esplicito, ha in realtà una base logica e neuroscientifica, ed è estremamente utile nel campo lavorativo, specialmente nei contesti in cui è richiesto prendere decisioni rapide, gestire l’incertezza, innovare o cogliere opportunità latenti. Per cui, anche se l’intuizione sembra “magica”, è in realtà il prodotto di meccanismi cognitivi complessi e spesso in gran parte inconsci.
Di fatto, il nostro cervello elabora migliaia di informazioni sotto il livello della consapevolezza e, quasi istantaneamente, emergono quando diventano coerenti. Ma accade che questa intuizione si attivi anche grazie all’esperienza e alla frequentazione di schemi e associazioni di idee che vengono intuiti velocemente. Ma certo si deve considerare anche il ragionamento rapido, automatico ed emotivo oltre che la capacità di cogliere connessioni nascoste derivanti anche da una particolare plasticità del cervello. Per cui la possibilità di creare ponti tra aree diverse della conoscenza. È qui che si formano intuizioni su concetti e potenzialità future. Si può quindi affermare che sia possibile dare una spiegazione logica e neuroscientifica all’intuizione. Essa non è irrazionale, ma pre-razionale: un processo che integra esperienze, emozioni, e schemi cognitivi in modo non lineare. Coltivare l’intuizione – attraverso l’esperienza, l’ascolto interiore, l’apertura mentale e la riflessione – può diventare un vantaggio strategico nei contesti lavorativi moderni, dove il cambiamento rapido e l’ambiguità richiedono più della semplice analisi razionale.
In ambito comunicativo, dove le variabili sono assolutamente incontrollabili, i due specifici concetti quali rischio e progettualità sono interessanti per un’esamina profonda. Si può certo considerare come il rischio debba essere considerato come un elemento strutturale di qualsiasi progetto e non un ostacolo da evitare tout-court. Oltre a ciò, il coraggio e il metodo diventano elementi distinguibili per comprendere le differenze tra un piano d’azione efficace da uno fragile. Molti sono i metodi per l’identificazione preventiva di eventuali rischi: punti di forza, debolezze, opportunità, minacce, chi può influenzare il progetto.
Ma non solo. Importanti sono gli incontri con il team di lavoro per prospettive diverse. Percezione, reputazione e tempistiche comunicative restano certo determinanti. Tanto ancora è necessario per mettere in atto efficaci piani d’azione che, come detto, contengono naturali elementi di rischio. È determinante considerare la valutazione del rischio, le strategie di risposta, una seria pianificazione e specifiche azioni, un monitoraggio continuo e una cultura del rischio e del coraggio. Si può concludere affermando che Un progetto è una proiezione nel futuro:per realizzarlo, bisogna attraversare l’incertezza, non evitarla. Il rischio fa parte del viaggio. Il coraggio lo si coltiva con la chiarezza, la preparazione e la coerenza dell’azione.
Si può certo affermare come l’ascolto sia diventato il nuovo centro della comunicazione. Oggi non basta più “parlare al pubblico”, ma serve dialogare, interpretare segnali, desideri e valori per costruire relazioni significative. In questo contesto, l’informazione non è più solo “contenuto da trasmettere”, ma proposta da costruire insieme. Per accentuare il carattere propositivo dell’informazione e aiutare i brand a conoscere meglio la propria audience, ormai esistono alcune strategie pratiche e orientate all’innovazione, che coniugano ascolto, sperimentazione e tecnologia: l’ascolto deve diventare attivo e partecipativo e non più solo passivo.
L’analisi dei dati deve costruire empatia e non solo targeting. Sono necessari nuovi linguaggi e formati che necessitano di sperimentazione continua. Vanno costruiti contenuti che siano orientati al valore di ciò che contempla il brand. Un continuo ascolto, necessari adattamenti e continui rilanci che giungono anche dai silenzi. Di vitale importante può essere la costituzione di vere comunità che dialogano anche fra loro e non solo con il brand stesso. Per essere propositivi, oggi i brand devono ascoltare per creare, non per reagire. L’informazione diventa proposta quando è rilevante, partecipata, evolutiva. La tecnologia è il mezzo. L’empatia, l’obiettivo.
Mediastars propone di mettere in luce il valore della professionalità di chi contribuisce con il proprio apporto alla riuscita di un progetto di comunicazione.